Era una notte da cani, buia e tempestosa, il cielo piangeva versando le sue lacrime, ad intervalli irregolari era squarciato dai lampi che si portavano dietro il rumore cieco dei tuoni.
La chiamata telefonica era arrivata a tutti i componenti del clan; alle ore 23:30 tutti alla casa del drago, una casa fuori città sulle colline dei guerrieri.
Ad una ad una, arrivarono tutte le auto, dopo aver sguazzato nella fanghiglia della strada dissestata con i fari abbaglianti che facevano luce per quel che potevano in quella tormenta di pioggia. In quel casolare obsoleto si riunivano di tanto in tanto, intorno ad un tavolo Luigi XIV. Tutta la casa era arredata di buon punto ad ostentare lo sfarzo dei boss che si erano succeduti al comando del clan. Due tirapiedi grossi come armadi, per il loro ipertrofismo muscolare, armati, erano all’ingresso della piccola porta dove si entrava nel regno del drago. Entrarono tutti uno per uno dopo essersi puliti le scarpe nel tirafango e presero posto attorno al tavolo, misero le loro P38 Magnum sul tavolo insieme alle loro facce quasi tristi ed attesero l’arrivo del capo clan, un certo Vincenzo Di Gesù, leader indiscusso della malavita locale, il quale entrato nella sala, esordì con un porgiamo il nostro saluto…..
Sedette a capotavola incrociò le dita delle mani e disse: <<Dobbiamo prendere una decisione….>>. In realtà era lui che decideva ed aveva già deciso….. in realtà quel dobbiamo prendere una decisione era un plurale majestatis.
Cosa significa plurale majestatis? Nei discorsi ufficiali o no, le persone che rivestono un ruolo di potere, non usano parlare con il pronome personale IO, ma usano il pronome plurale NOI.
Rivolgiamo il nostro saluto…..