Chi l’avrebbe mai detto!
Un’estate così. La nostra routine interrotta, senza appelli, senza possibilità, vuota di senso. Eppure, lontanamente, si affaccia una stagione particolarmente inaspettata e inusuale. Un ricordo forse? Com’è stata questa pseudo vacanza? Aspettare un’estate, in questi frangenti, è quasi paradossale ma, il richiamo dell’elemento naturale, la ricerca di un’abitudine, sempre fisiologica, ci ha riportati ancora sulle spiagge, questa volta forse, non saranno sempre libere e fruibili…
Agosto, io ti conosco! Sono un operaio che ti aspetta tutto l’anno, finalmente la fabbrica in cui lavoro è chiusa e invece del trenta – barrato che prendo alle sei e quaranta per andare a lavoro, accendo la mia piccola utilitaria per portare la famiglia al mare. La radio passa musica leggera perché ad agosto non c’è voglia di pensare, così fra un tormentone e l’altro, arriviamo al mare. Pinne, fucili ed occhiali e la solita spiaggia, il va e vieni dell’acqua sulla battigia, le creme solari e la salsedine che si poggia sulle labbra che ogni tanto lecco con la punta della lingua, perché non mi sembra vero di stare al mare e non invece, con un avvitatore meccanico fra le mani! Finalmente mia moglie e miei figli hanno un castello. Un castello di sabbia al posto del nostro monolocale ubicato in periferia!
Vagli a spiegare l’estate che, con quel fascino esotico e proletario e nessuna lotta di classe, ci rende tutti uguali, pinne fucili ed occhiali.
L’estate è l’unica stagione dell’anno che non si coniuga con l’imperfetto, così almeno sembra, perché non per tutti è agosto ad ogni costo, vi è sempre qualche dramma che tiene l’Italia ammutolita sotto l’ombrellone, qualche persona sola o più di una solitudine. Un’estate atipica, un’estate dalla faccia livida, che come ogni cosa bella ha il suo lato oscuro e il suo prezzo da pagare, da pagare in contanti.
Ringo è un labrador abbandonato dalla sua famiglia in autostrada… C’è una vecchia, sola, con il frigo vuoto che non osa sfidare il sole e non ha i quattrini per le cibarie…C’è Oblomov che si solletica il palato in un banchetto luculliano…Una donna chiusa nella sua solitudine legge un libro su di una sdraio…
L’estate e il lato marcescente delle cose, la realtà è anche questa, è una festa senza invito, è un abito proibito da indossare, è bella da fare male. Intanto in spiaggia hanno acceso l’ultimo falò, all’alba tutto sarà finito, l’autunno bussa già alla porta.
Le fabbriche, quelle che ancora lo sono, si svegliano dalla pennichella estiva, gli ombrelloni smontati verranno riposti nel garage, aspettando un’altra estate, un altro tormentone musicale estivo.
E’ un sogno che si chiude sulle palpebre, addio estate.
Ma questa estate ci ha portato qualcosa di diverso. Di certo non bello e a volte non vorremmo esser stati presenti in questo mondo. Sappiamo che ci sono tanti mali, abbiamo sempre trovato la soluzione e quando ci siamo riusciti, è stata subito festa. Questa volta però è diverso, perché ha coinvolto tutto e tutti, a volte ci ha reso amici e solidali, altre, nemici e distaccati. Pensavamo non sarebbe successo, invece qualcosa è accaduto e noi vorremmo fosse soltanto un brutto sogno.
Un male che sembrava lontano si è avvicinato a noi con grandi passi, senza lasciarci il tempo di armarci e difenderci adeguatamente. In prima fila medici, infermieri e personale sanitario ma tutti…tutti sono coinvolti! Autorità politiche, governanti e volontari, gli stessi cittadini e colpito duramente, in special modo, anziani e persone già fragili, ma anche i giovani, costretti in casa e chiusi fra quattro mura…
Aspettavo l’estate come non mai, il sole alto che scalda la pelle….