di Angel
Mi è capitato di leggere il libro “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, che ha suscitato in me una serie di riflessioni.
Nel libro si respira l’alternanza tra il quotidiano di una portinaia, Renée, e i pensieri filosofici di una ragazzina, Paloma.
La portinaia è personaggio-protagonista del romanzo. Dalla sua guardiola Renée osserva le persone del condominio che vivono nell’agiatezza economica e che molto spesso hanno problemi esistenziali.
La ragazzina è pure protagonista del racconto e interpreta la realtà che la circonda con occhio fortemente critico e polemico.
La vita della portinaia si svolge tra letture di grandi classici, visione di film e ascolto di musica, ed episodi da commedia francese propri degli abitanti del condominio, episodi fortemente criticati dalla dodicenne Paloma.
Chiave di volta nella narrazione sarà l’incontro tra i due personaggi femminili e un terzo personaggio, Monsieur Ozu, affascinato dalla cultura da autodidatta della portinaia e dalle riflessioni critiche dell’adolescente.
Molti dei pensieri profondi presenti nel romanzo sono delle critiche al mondo alto-borghese, ai suoi falsi idoli, alla sua perdita di contatto con gli elementi naturali in favore di un’esistenza quieta e godereccia. Le stesse Renée e Paloma, da sempre fedeli alla bellezza artistica e alla critica “razionale”, riscoprono insieme al personaggio di Monsieur Ozu i veri valori dei quali è intrisa la nostra cultura.
Varie pagine del libro descrivono il movimento della portinaia verso il vero godimento contemplativo mediante la relazione con Monsieur Ozu e con Paloma.
Così, nonostante i limiti imposti da un trauma subito in passato, la portinaia Renée assurge a un’eleganza esistenziale fatta di poesia, letteratura, cinematografia e musica.
Per quanto il finale del libro sembri in contrasto con gli spiragli di possibilità aperti dalle vicende, personalmente penso che il tramonto di un’esistenza non significhi la fine delle idee delle quali la protagonista si era fatta portatrice.