di Amal e Michela
Aprendo ai cittadini le porte di oltre ottanta tra chiese, aree archeologiche e musei, sabato 14 e domenica 15 maggio Cagliari Monumenti Aperti ha festeggiato il suo ventesimo compleanno. Ancora una volta, la manifestazione ha riunito migliaia di volontari, tra cui studenti dalle scuole elementari all’università, che hanno guidato e accompagnato i visitatori nelle attività proposte dalla due giorni.
Le varie iniziative culturali sono state tra le più disparate: percorsi naturalistici, musica e spettacoli, mostre, racconti di monumenti e attività per bambini. Il successo di quest’edizione è stato confermato dalle oltre 97 mila firme raccolte: il numero più alto degli ultimi cinque anni. I monumenti più visitati sono stati i sotterranei dell’Ospedale Civile, l’Orto dei Cappuccini, la Casa Massonica e l’Orto Botanico.
La manifestazione è stata inaugurata sabato mattina dal sindaco Massimo Zedda a Palazzo Viceregio (sede del primo Consiglio della città metropolitana), al centro del quartiere di Castello, un luogo simbolico in quanto capace di unire passato, presente e futuro della città stessa.
La domenica pomeriggio, nel centro comunale “Il Ghetto”, uno spettacolo ha invece raccontato la storia di Monumenti Aperti, nata da un gruppo di giovani che sono stati capaci di mettere insieme istituzioni, enti, associazioni e scuole per dare vita ad un’esperienza attiva che prosegue nel tempo. Nella loro lettura i protagonisti di allora hanno narrato di come l’associazione Ipogeo abbia promosso le prime edizioni dell’evento.
Oggi, il promotore principale della manifestazione è l’associazione culturale Imago Mundi Onlus, supervisionata dal comitato scientifico.
Cagliari è stata, dal 1997 in poi, il propulsore centrale della manifestazione, che dal 2001 si è allargata ai comuni limitrofi, coinvolgendone fino ad ora ben 119. Negli ultimi anni, inoltre, ci si è spinti oltre il confine isolano, creando un ponte con il Piemonte al fine di consolidare la presenza della manifestazione nella penisola. In uno scenario futuro, perché anche non nel resto d’Europa?