di Angel e Roberto
Lo scorso 16 giugno si è svolto a Cagliari un originale confronto tra operatori e utenti sull’ampio tema “La riabilitazione in salute mentale”. Le molte personalità invitate sono state ospitate nell’accogliente Centro Diurno di Marina Piccola. L’evento, a cui hanno partecipato 350 persone, è stato organizzato dal Servizio Riabilitazione del Dipartimento Salute Mentale della Asl 8.
Alla tavola rotonda sono intervenuti l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, il direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl 8 Augusto Contu, la docente di Psiconeurobiologia Alessandra Concas, il responsabile del Servizio Riabilitazione del DSM della Asl 8 Alberto Santoru, Mauro Carta (docente di Professioni Sanitarie della Riabilitazione) il direttore del DSM di Sanluri Alessandro Coni, la presidente dell’Unasam Gisella Trincas, il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru, il giornalista Vito Biolchini. Inoltre sono intervenuti anche la vicedirettrice dell’Anci Sardegna Daniela Sitzia, Gioia Mura (che ha raccontato il progetto “Velamente”) e il magistrato Maria Cristina Ornano.
La serata è stata aperta da una presentazione generale del dottor Alberto Santoru sulla riabilitazione mentale: che cos’è, come si fa, con quali prospettive. Partendo anche dal presupposto che la mente è “relazione”, il responsabile del Servizio Riabilitazione ha spiegato che “l’identità si costruisce mediante relazioni significative. Queste relazioni affettive sono da sempre importanti nella vita dell’individuo e ne determinano il suo comportamento sociale”.
Nell’individuo con disabilità psichica la predisposizione genetica in caso di stress determina una condizione di maggiore vulnerabilità alla quale occorre porre rimedio. Infatti il disagio psichico è “relativo”all’ambiente. Quantunque il disagio mentale non viene più visto come qualcosa da emarginare ma come esperienza di vita che può anche aiutare gli altri che vivono un periodo di disagio/sofferenza mentale, ancora oggi esistono tanti pregiudizi sulla disabilità psichica.
Come lo stesso assessore Arru ha precisato, “è il modello ‘ospedalocentrico’ che deve essere superato con dei percorsi innovativi di tipo riabilitativo”, come l’abitare condiviso, attività sportive, ricreative, ludiche, musicali nonché culturali (redazione web, training metacognitivo sugli stati emozionali con maschere artistiche in ceramica, orto e coltivazione biologica).
Questi sono i rimedi alle situazioni di isolamento del disabile e che favoriscono il suo reinserimento in seno alla società, anche tenuto conto del fatto che la sofferenza psichica non è da considerarsi determinata e definita ma, come ha spiegato la professoressa Alessandra Concas, “condizione che può mutare nel tempo”.
A fronte di tutto ciò, è di rilievo il lavoro svolto da molti utenti, operatori e volontari nelle settimane precedenti l’evento. Tutti hanno dato il loro contributo con molte ore di lavoro e tante idee e anche questo dedicarsi rappresenta il bello della vita.